Schermi, cellulari e bambini piccoli: Una riflessione sugli schermi nella vita dei più piccoli
“Era un sabato mattina qualunque. In coda al supermercato, davanti a me, una bambina di forse due anni nel passeggino.
Gli occhi fissi su un 📱.
Lo sguardo assente, il viso immobile.
Intorno, rumore di voci, colori, profumi.
Ma per lei, niente esisteva fuori dallo schermo 📺.
I genitori parlavano tra loro, tranquilli. Una scena apparentemente normale” 😢.
Ho ripensato a quanto spesso, anche nel mio ambulatorio, vedo bimbi piccoli agitarsi, e genitori risolvere con un gesto rapido: tirano fuori lo smartphone: “Solo cinque minuti”, dicono. Ma se quei cinque minuti si ripetono ogni giorno, più volte al giorno, che effetto hanno davvero?
Non è una questione di colpe. Tutti noi adulti — tutti — abbiamo bisogno, a volte, di una pausa.
È umano.
E oggi gli schermi sono la soluzione più facile, più veloce, più a portata di mano.
Ma proprio per questo, dobbiamo fermarci a riflettere.
Quando un bambino piccolo guarda uno schermo, non sta solo guardando.
Sta anche non facendo:
- non tocca,
- non esplora,
- non parla,
- non gioca,
- non osserva i volti,
- non si guarda intorno,
- non sperimenta la noia,
- non si confronta con la realtà.
Le ricerche lo confermano: un uso precoce e non regolato di dispositivi digitali è associato a ritardi nel linguaggio, disturbi del sonno, difficoltà emotive, iperattività.
E più avanti negli anni, possono comparire ansia, depressione, una fatica nel costruire relazioni autentiche.
Non si tratta di eliminare la tecnologia.
I dispositivi digitali fanno parte del nostro mondo, e in certi momenti possono anche arricchire.
Ma il punto è: come li usiamo? E a che prezzo?
Un cartone visto insieme può diventare un momento di tenerezza.
Una videochiamata con i nonni può essere una gioia.
Il problema nasce quando lo schermo prende il posto della relazione, della voce, dello sguardo. Quando diventa una stampella continua, invece che un mezzo occasionale.
I bambini imparano il mondo attraverso i sensi, il movimento, il contatto.
Hanno bisogno di adulti che parlino con loro, non a loro.
Di occhi che li guardino davvero.
Di tempo condiviso, anche imperfetto, ma vero.
Forse non possiamo cambiare tutto.
Ma possiamo iniziare da piccoli gesti: tenere il telefono in tasca mentre li accompagniamo al parco. Spegnere la TV durante la cena.
Raccontare una storia anziché passarla su YouTube.
Togliere la TV dalla cucina
Non mettere la TV in camera da letto
Ogni minuto di attenzione vale più di mille video.
E quando ci sembra di non avere alternative, quando la stanchezza prende il sopravvento, fermiamoci un attimo.
Guardiamo nostro figlio o figlia , anche solo per un respiro.
A volte basta quello per ricordarci perché vale la pena provarci.
Cosa dice la scienza?
Le raccomandazioni sono chiare:
- Nessun schermo sotto i 2 anni (esclusi i video in chiamata con familiari)
- Dopo i 2 anni, massimo un’ora al giorno, sempre con la presenza dell’adulto
- Evitare schermi prima di dormire, a tavola, o come strumento per calmare le emozioni
Bastano piccoli cambiamenti, gesti quotidiani che fanno la differenza:
- Spegnere la TV durante i pasti
- Uscire senza cellulare, almeno per un po’
- Raccontare una storia o leggere un libro anziché passarla su YouTube
- Lasciare che il bambino si annoi: è da lì che nasce la creatività
Ogni volta che stiamo per accendere un video per “tenerlo buono”, chiediamoci: posso fare altrimenti, almeno oggi?